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Vicesindaco con delega a Personale, Patrimonio, Legalità e Appalti

MICHELA FAVARO

“L’istruzione, la formazione professionale e l’inclusione sociale sono i terreni privilegiati su cui costruire reti di relazioni e collaborazioni. È necessaria una capacità propulsiva delle potenzialità presenti, superando le frammentazioni territoriali e agevolando forme di cooperazione con tutti gli attori economici e sociali”

Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Torino, mamma di due figli, avvocato abilitato, Michela Favaro, già consigliere comunale dal 2001 al 2006, è Vice-sindaca della Città di Torino con deleghe al Personale, Legalità, Contratti e Appalti, Patrimonio, Facility, Cooperazione Internazionale. Dal 30 giugno 2022 è Coordinatrice di Avviso Pubblico della Città Metropolitana di Torino. Il suo impegno politico è ispirato alla figura di Ada Gobetti, “una donna, un’intellettuale che impegnandosi nella Resistenza ha costruito le basi della nostra democrazia”.

Cosa significa per lei la parola inclusione?

Gli anni della crisi e la pandemia da Covid19 hanno determinato una profonda ridefinizione della società, in tutti i suoi aspetti, anche quello dell’inclusione. Oggi sappiamo che garantire a tutti gli stessi diritti e la partecipazione alla vita della città è una sfida fondamentale, perché significa dare a tutti la possibilità di sentirsi accolti, eliminando le discriminazioni e, allo stesso tempo, rispettando le diversità, che sono un valore aggiunto in qualsiasi contesto.

Dal suo osservatorio di Amministratrice Pubblica, quali sono i nuovi bisogni di inclusione a cui la comunità di Torino, e non solo, deve rispondere?

Torino è una città internazionale e in continuo cambiamento. Gli anni della pandemia hanno lasciato tracce profonde, sulle quali occorre intervenire per evitare situazioni di emarginazione e isolamento, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. Per esempio, sono cambiati i luoghi di aggregazione e di incontro, con il rischio accentuato della diffusione di fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Come Amministrazione, siamo impegnati attivamente nel contrastare questa forma di disagio giovanile.
Per questo, l’anno scorso abbiamo sottoscritto un Protocollo con la Procura della Repubblica: l’obiettivo dell’Assessorato alla Legalità, di cui ho la delega, è costituire un sistema cittadino, anche grazie alla collaborazione con gli altri Assessorati, per stimolare l’intera comunità a partecipare attivamente alla definizione degli “anticorpi” necessari a proteggere le persone più fragili, che possono diventare vittime di ingiustizie e violenze.
Bullismo e cyberbullismo rappresentano un fenomeno complesso che può ferire e lasciare cicatrici nella vita dei più giovani. Ma sono loro il motore pulsante della società e su di loro noi abbiamo il dovere di investire risorse. Anche per tutelarli.

Cosa serve oggi per combattere fragilità, povertà e incertezze?

Sono molti i fattori che concorrono alla riduzione delle disuguaglianze attraverso politiche di inclusione, affinché nessuno rimanga indietro. L’istruzione, la formazione professionale e l’inclusione sociale sono i terreni privilegiati su cui costruire relazioni e collaborazioni, che possono mettere in rete il territorio. È necessaria una capacità propulsiva delle potenzialità presenti, superando le frammentazioni territoriali e agevolando forme di cooperazione con gli attori economici e sociali a vario livello.
Ad esempio, la guerra in Ucraina ha determinato una situazione di emergenza internazionale a cui Torino ha saputo rispondere in modo eccezionale. La Città ha cercato di facilitare e sostenere la catena della solidarietà che si è attivata per rendere più efficaci gli aiuti alla popolazione ucraina. Una rete di solidarietà straordinaria e generosa, che ha fatto trasparire la tradizione dei “Santi Sociali” del nostro territorio e ha rivelato quanto la presenza del Terzo Settore a Torino sia attiva, non solo per accogliere e includere chi si trova in difficoltà nelle situazioni quotidiane, ma anche per gestire situazioni di emergenza per le popolazioni colpite da conflitti.

In che modo una società può essere più coesa e competitiva per combattere le disuguaglianze?

È fondamentale riuscire a coniugare lo sviluppo economico e il benessere con la solidarietà. Lo sviluppo sostenibile ha come obiettivo l’equità inter-generazionale e intra-generazionale, a partire dalla sua dimensione sociale. Per questo motivo, la Città di Torino ha sottoscritto, con la Camera di commercio di Torino e la Fondazione Compagnia di San Paolo, il “Protocollo di intesa per la Misurazione dell’impatto sociale per la valorizzazione del patrimonio immobiliare e la riqualificazione”, nell’ambito della piattaforma Torino Social Impact. La rigenerazione urbana e territoriale rappresenta infatti una delle dimensioni chiave sulle quali intervenire per favorire processi di inclusione sociale e di sviluppo del territorio.

Quali sono gli strumenti che l’Amministrazione comunale mette in campo a favore delle famiglie, sul piano del contrasto al disagio socio-economico?

La Città di Torino è entrata a far parte del “Network Comuni amici della famiglia” e, insieme alle misure di carattere nazionale, come ad esempio l’assegno unico universale, è al lavoro per studiare soluzioni utili per rendersi sempre più attrattiva e a misura di bimbi e famiglie. Si tratta di un percorso importante, che, da un lato, valorizza le esperienze eccellenti già attive, quali il Centro Relazioni e Famiglie e il Progetto Famiglie dei Servizi Educativi; e, dall’altro, arricchisce l’offerta di opportunità, coinvolgendo gli Assessorati con deleghe allo Sport, alla Cultura, al Turismo, ai Trasporti, al Commercio e all’Arredo urbano. Alle famiglie occorrono risposte a 360 gradi: servizi di supporto per la conciliazione lavoro-famiglia diffusi in tutta la città, e luoghi dove ottenere informazioni e orientamento circa le opportunità a loro dedicate. Abbiamo iniziato dall’ascolto dei cittadini, del Terzo Settore, del commercio e delle imprese del territorio con l’idea di organizzare gli “Stati Generali delle Famiglie”. Vogliamo costruire un Piano Famiglie condiviso, fissare obiettivi concreti e su quelli valutare l’efficacia della nostra azione.