SAA SCHOOL OF MANAGEMENT - UNIVERSITÀ DI TORINO

MARCELLO BOGETTI

NARRAZIONI E COSTRUZIONE DI SENSO SUL TEMA INCLUSIONE

Analisi testuale delle interviste

“Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginarsi Sisifo felice, Il faut imaginer Sisyphe heureux”
Albert Camus

PREMESSA E SINTESI

Le 38 interviste raccolte hanno dato luogo a un testo di circa 31 mila parole e a una prima sintesi da cui, utilizzando Chatgpt è stata estratta una lista di affermazioni che potrebbe fungere come prodromo della “Carta dei Valori dell’Inclusione” che L’Educatorio, nell’ambito delle attività previste per la celebrazione dei suoi 300 anni di vita, si propone di elaborare insieme agli stakeholder, in primo luogo a partire da quelli coinvolti nella fase di interviste, per poi ampliarsi via via invitando altri protagonisti e attori della vita sociale non solo della Città fino, in prospettiva, alle stesse popolazioni più direttamente interessate ai fenomeni di difficoltà di inclusione sociale.

Questo in una ambiziosa ottica di “democrazia monitorante”1 e in prospettiva “deliberante”2 che vede i cittadini e i corpi intermedi della società attivi nella analisi, valutazione e concorso alla deliberazione delle politiche pubbliche e nel controllo del loro esercizio.

Si evidenzia l’importanza di coinvolgere le persone in processi di progettazione per attivare meccanismi di inclusione.

Si evidenzia la necessità di una corretta declinazione dei bisogni e dei supporti per soddisfarli, nonché l’importanza di un approccio integrato e di una co-progettazione effettiva.

Si afferma la necessità di un cambio di paradigma per contrastare le disuguaglianze e si sottolinea l’importanza della cultura, del lavoro e dei servizi in questo processo.

Si sottolinea che il problema delle disuguaglianze riguarda l’accesso all’istruzione, al lavoro, alle condizioni abitative e alla tutela della salute.

Si parla dell’importanza dell’inclusione sociale e dell’eliminazione delle disuguaglianze in diversi ambiti, come lo sport, l’istruzione, il lavoro e la cultura.

Si parla dell’importanza di dare a tutti l’opportunità di realizzarsi tramite un lavoro adeguatamente retribuito, fornendo percorsi di formazione per acquisire autonomia e indipendenza.

Si sottolinea l’importanza di ascoltare le periferie e combattere le disuguaglianze che queste rappresentano.

Si afferma che l’inclusione richiede la collaborazione tra le componenti della società, pubblica, privata ed economica.

Si afferma che le fondazioni e gli enti filantropici possono giocare un ruolo fondamentale nella ricerca di soluzioni permanenti per l’inclusione e l’eliminazione delle disuguaglianze.

L’isolamento causato dalla pandemia ha aumentato i bisogni di inclusione dei giovani e degli anziani, e si sottolinea l’importanza di creare spazi di interazione tra le diverse generazioni.

Si afferma che il cinema ha il potere di creare empatia con le storie dei personaggi, spingendo le persone a confrontarsi con tematiche che spesso si tende a ignorare.

Si sottolinea che nel praticare uno sport, il colore della pelle o la disabilità non contano, ma solo la passione per l’attività.

Si parla del ruolo della musica nell’aggregazione e dell’importanza dell’istruzione, della formazione professionale e dell’inclusione sociale come terreni privilegiati per costruire relazioni e collaborazioni.

Si sottolinea l’importanza del cibo come strumento di inclusione e dell’accoglienza nei confronti delle persone provenienti da altri paesi.

Si evidenzia l’importanza dell’inclusione per il mantenimento di tutti i cittadini all’interno del processo democratico e partecipativo.

Si parla dell’importanza di progetti integrati di policy pubblica e tecnologia digitale per migliorare la qualità della vita e le opportunità delle persone.

Infine, si sottolinea l’importanza di un’assistenza basata sull’individualità della persona e non su gruppi generici.”

ANALISI TESTUALE DELLE INTERVISTE

Il testo da cui è stato estrapolato questo nucleo di affermazioni può a sua volta essere rappresentato sottoforma di nuvola di parole.

Che ridotta alle parole più ricorrenti dà luogo a questa seconda rappresentazione sintetica: la persona e la sua vita al centro dei servizi di inclusione da creare e dei bisogni (e del bisogno individuale) a cui essi devono rispondere, con particolare attenzione alle periferie.
L’operazione realizzata con le interviste analizzate in questo capitolo avvia un percorso di “costruzione di senso” attorno a un tema molto dibattuto, oggetto di molteplici interventi a cura di un numero e di una varietà molto ricca di attori, che in particolare nel dibattito di questi anni ha visto Torino come una delle realtà più vive in tal senso e che ha assunto come paradigma egemone quello dell’Impatto Sociale, la cui via via crescente genericità di significato è

LA STRUTTURA LATENTE DEI TESTI DELLE INTERVISTE: UNA OPERAZIONE DI SENSEMAKING

Costruire un senso attorno a un tema significa in primo luogo denominarlo ed estrarre i significati che vengono assegnati dai diversi attori che vengono coinvolti in un processo collettivo di elaborazione. Per Weick, sensemaking definisce una azione che emerge dagli sforzi degli attori per creare ordine e dare un senso retrospettivo a cosa si verifica (Weick et al., 2005). Il ruolo del linguaggio è quindi centrale in tali processi e in tal senso l’approccio che si basa sulla complessità proposto da Snowden (Snowden, D. J., 2000) punta in particolare a ricostruire il senso attribuito attraverso le narrative che gli attori esprimono nell’affrontare un dato tema. In questo sforzo occorre quindi cercare quelle che sono le “strutture latenti” dei dati qualitativi raccolti attraverso le interviste, ovvero occorre identificare modelli o temi nascosti all’interno dei dati. Mentre i dati quantitativi sono misurabili in termini numerici, i dati qualitativi sono costituiti da informazioni descrittive, come interviste, osservazioni o contenuti testuali. Le strutture latenti di dati qualitativi si riferiscono a schemi o relazioni sottostanti che emergono attraverso l’analisi dei dati.

Le strutture latenti di dati qualitativi offrono una maggiore comprensione delle dinamiche insite all’interno dei dati, consentendo ai ricercatori di trarre conclusioni e formulare teorie più approfondite. Questa analisi può aiutare a identificare correlazioni, modelli di pensiero o atteggiamenti comuni tra i partecipanti allo studio, fornendo così un quadro più completo del fenomeno studiato. A tal fine abbiamo utilizzato una tecnica di “coding” avvalendosi del software di analisi qualitativa dei dati ATLAS.ti. Codifica significa che applichiamo etichette a “segmenti di dati” che descrivono l’argomento di ciascun segmento. La codifica distilla i dati, li ordina e fornisce un aggancio analitico per fare confronti con altri segmenti di dati. La codifica è la strategia che sposta i dati da un testo diffuso e disordinato a idee organizzate. La codifica per semplicità è stata effettuata sulla sintesi delle 38 interviste.

La codifica è una funzione fondamentale in ATLAS.ti che consente di “dire” al software dove si trovano le cose interessanti nei dati. L’obiettivo principale della categorizzazione dei dati è etichettare i contenuti di un testo per definirli od organizzarli. Nel processo della categorizzazione vengono confrontati segmenti di dati e cercate somiglianze. Tutti gli elementi simili possono essere raggruppati sotto lo stesso nome. Nominando qualcosa, lo concettualizziamo e lo inquadriamo allo stesso tempo.

La codifica è stata in particolare realizzata attraverso una innovativa feature di ATLAS.it basata sulla intelligenza artificiale di Chatgpt. I codici vengono estratti con una struttura che prevede categorie che in alcuni casi sono a loro volta declinate in sub-codici più specifici, che nell’insieme caratterizzano quindi “di cosa si sta parlando”. Sono stati individuate ed estratte 8 categorie la cui frequenza di presenze è riportata nella tabella seguente (tab. 1).

Una prospettiva molto interessante, che rappresenta per molti versi una pragmatica soglia di uscita da una concezione della inclusione come mera rivendicazione del rispetto delle differenze spesso visto come diritto quasi fine a sé stesso, come obiettivo, distinto dalle condizioni materiali di vita di chi soffre l’esclusione nella sua vita quotidiana (pensiamo ai poveri e ai nuovi poveri) e vorrebbe semplicemente una condizione migliore e pari opportunità di partenza, ovvero maggiore uguaglianza.

Per frequenza si intende quante volte queste categorie vengono individuate nei testi analizzati. La scomposizione più dettagliata ha dato luogo a 73 codici in totale; ciò significa che la struttura latente delle interviste è riconducibile a questo numero di etichette che descrivono i segmenti di dati ad esse riconducibili e che ciascuna di esse ricorre in totale secondo la frequenza riportata nella tabella seguente (tab. 2 e fig. 1).

Come primo commento si ricava la grande varietà e ricchezza di punti di vista, di significati e di senso quindi attributi al tema “inclusione”, che riflette l’eterogeneità del gruppo di persone intervistate, e nel contempo la molteplicità e quindi la ricchezza del modo di vedere lo stesso fenomeno, a partire da angolature, esperienze, ruoli, attività svolte da queste persone, tutte a vario titolo impegnate nel sociale, nella produzione di idee, opinioni, conoscenza, indirizzi sul tema, uno spaccato della società civile e della comunità professionale che vi opera. La mappa si cosa di intende per inclusione è quindi variegata, riflette la complessità insita nel tema, l’inclusione, che è di per sé un fenomeno caratterizzato come tutti i fenomeni complessi dall’essere un sistema aperto contraddistinto da rapporti causa-effetto non lineari e definibili e da interazioni continue, in funzione appunto della eterogeneità dei significati attribuiti dagli attori che vi operano e quindi delle interpretazioni (teorie del cambiamento), delle priorità e dei corsi di azione che ne derivano.

Ma nei sistemi complessi si manifestano sempre anche fenomeni emergenti dalla interazione delle componenti del sistema, spesso inaspettati e non prevedibili. In particolare dalla analisi e codifica dei testi emerge una struttura latente di significati che ruota attorno a due categorie preminenti: “benessere sociale” e “identità”, innegabilmente legati al tema della inclusione, ma che ne rappresentano una caratterizzazione particolare.

Se vediamo poi come le diverse categorie ricorrono insieme alle altre (fig. 2 e fig. 3) costituendo quindi patterns di significato più ampio, vediamo che benessere sociale accoppiato a identità e disuguaglianze, rappresentano i pattern maggiormente ricorrenti.

Emerge quindi una struttura latente delle interviste che, al d là delle differenze e della eterogeneità delle interpretazioni, pare convergere su alcune caratterizzazioni.

Tale struttura è particolarmente evidente attraverso la ricostruzione della rete fra i codici emersi (fig. 3) realizzata con tecniche e algoritmi di Network Analysis, che rappresenta le relazioni fra i codici, le dimensioni dei cui nodi (i pallini nel grafico) crescono al crescere del numero di volte in cui il codice compare, gli archi i legami (ovvero la co-presenza dei codici) ed il colore il cluster, ovvero i raggruppamenti di codici che hanno più relazioni fra di loro di quante ne hanno con gli altri raggruppamenti. I codici sono posti dagli algoritmi utilizzati più o meno vicini fra di loro in ragione dell’esistenza e intensità delle reciproche relazioni, ovvero del fatto che ricorrono insieme.Come si vede si evidenzia una catena relazionale fra Benessere e Identità attraverso la declinazione specifica delle varie aree e contesti rispetto a cui si parla di inclusione (Inclusione aree) che fanno parte dello stesso cluster insieme a Identità; a sua volta Benessere si correla e appartiene al cluster delle Sfide Sociali, a cui quindi deve dare risposta per creare condizioni di inclusione sociale. Disuguaglianza si collega a Benessere lungo la catena relazionale con le Sfide sociali, al cui interno la Pandemia svolge il ruolo di snodo importante. Il Lavoro è un hub importante nelle relazioni fra i diversi codici, tant’è che costituisce insieme ad altre declinazioni di Identità che gli ruotano attorno un cluster specifico. La definizione più generica di Inclusione è un cluster a parte senza significative relazioni con gli altri codici.

L’inclusione sociale sembra assumere un profilo di senso attribuito che va nella direzione di vederne la realizzazione nella misura in cui si riesce a creare benessere sociale, che a sua volta si declina nella specificità che esso assume a seconda delle popolazioni e del loro contesto di vita a cui si riferisce: c’è inclusione se si crea benessere negli anziani, nei giovani, nelle comunità, nella educazione, nel lavoro (in particolare), nella fruizione culturale e ludica, ecc. assicurando ad ognuno dignità e utilizzando linguaggi specifici, ingaggianti e in quanto specifici e tali da riconoscere l’identità propria di ogni destinatario. Allo stesso tempo il benessere sociale risponde così alle sfide sociali e affronta le disuguaglianze.

Sembra che le “antenne” delle 38 persone intervistate abbiamo captato, anche inconsapevolmente e senza dichiararlo esplicitamente o senza necessariamente condividerlo, la presenza di questo sentimento latente nella nostra società, o forse evidente ma che non ha trovato finora cittadinanza in una narrazione della inclusione sociale “di élite” troppo spesso incline ad appiattirsi sulla sola dimensione dei diritti civili, ed in una retorica dell’”anti”, ovvero in una “grande mutazione dell’ideale ugualitario: non definirsi più, in positivo, per l’ideale che si persegue [l’uguaglianza appunto] ma come anti-qualcosa, dove questo qualcosa è intrinsecamente negativo” (Ricolfi, 2022), aprendo paradossalmente lo spazio a fenomeni quali negli USA il cosiddetto “woke”, che da appellativo di un linguaggio anti-discriminatorio, nelle sue accezioni più accese è diventata sempre meno una parola rivendicata dalle persone che teoricamente dovrebbe descrivere, e sempre più usata invece dai loro critici 3.

Le “condizioni materiali di vita” si riferiscono alle circostanze materiali e alle risorse disponibili che influenzano la qualità e il benessere della vita di un individuo o di una comunità. Queste condizioni materiali comprendono diversi aspetti, come il reddito, l’occupazione, l’accesso all’istruzione, all’alloggio, all’assistenza sanitaria, all’acqua potabile, all’energia e ad altri servizi essenziali. Valutare le condizioni materiali di vita di una popolazione è importante per comprendere la disuguaglianza sociale, identificare i bisogni delle persone e sviluppare politiche e interventi mirati a migliorare la qualità della vita. In conclusione la struttura latente delle narrazioni raccolte dalle 38 interviste mette in luce una ampia gamma di idee e posizioni, riflettendo quindi la ricchezza che il dibattito e un futuro confronto sono in grado di esprimere, e allo stesso tempo rileva, forse inconsciamente, una percezione emergente della realtà che richiede ulteriori approfondimenti.
Dalla sua consapevolezza ne possono scaturire importanti conseguenze sui concreti spazi di intervento su cui agire nella direzione di assumere la centralità delle condizioni materiali di vita.

INCLUSIONE, BENESSERE, UGUAGLIANZA, IDENTITÀ.

L’inclusione sociale e il benessere sociale sono concetti strettamente correlati e si influenzano reciprocamente

L’inclusione sociale si riferisce alla partecipazione piena e attiva di tutti i membri della società, indipendentemente dalla loro razza, età, genere, disabilità, orientamento sessuale, status socio-economico o altre caratteristiche personali. L’inclusione sociale implica l’eliminazione delle barriere che limitano la partecipazione e l’accesso alle risorse, alle opportunità e ai diritti fondamentali. Quando le persone sono incluse nella società, hanno l’opportunità di esprimere sé stesse, di godere dei loro diritti e di contribuire al benessere collettivo.

Il benessere sociale, d’altra parte, si riferisce al livello generale di prosperità e qualità della vita di una società nel suo complesso. Esso riguarda il benessere collettivo e il miglioramento delle condizioni materiali, sociali ed emotive delle persone che compongono una società. Il benessere sociale comprende diversi aspetti, come il livello di reddito, l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria, la sicurezza, la coesione sociale, la giustizia e l’equità.

L’inclusione sociale è un fattore chiave per il benessere della società. Quando le persone sono incluse nella società, hanno maggiori opportunità di accedere a risorse e servizi essenziali, di partecipare attivamente alla vita sociale, di sentirsi valorizzate e di avere un senso di appartenenza. L’inclusione sociale contribuisce a creare una società più equa, coesa e solidale, che favorisce il benessere di tutti i suoi membri.

D’altra parte, un elevato livello di benessere sociale può favorire l’inclusione nella società. Quando una società offre un ampio accesso a servizi di base, un’adeguata protezione sociale, opportunità di lavoro, istruzione di qualità e un ambiente sicuro, crea le condizioni favorevoli per l’inclusione di tutti i suoi membri. Il benessere sociale può anche influenzare l’atteggiamento e la mentalità della società nei confronti dell’inclusione, promuovendo l’uguaglianza di opportunità e la valorizzazione della diversità.

In definitiva, l’inclusione sociale e il benessere sociale sono interdipendenti e si rafforzano reciprocamente. Una società inclusiva promuove il benessere di tutti i suoi membri, mentre un alto livello di benessere sociale crea le condizioni propizie per l’inclusione e il pieno sviluppo di ogni individuo.

L’inclusione sociale contribuisce al benessere sociale in diversi modi:

  1. Giustizia ed equità: l’inclusione sociale si basa sui principi di giustizia ed equità, assicurando che tutte le persone abbiano le stesse opportunità e diritti fondamentali. Questo crea una società più equa, in cui le disuguaglianze sociali e le barriere sono ridotte al minimo.
  2. Coesione sociale: l’inclusione sociale favorisce la coesione sociale, creando un senso di appartenenza, fiducia reciproca e solidarietà tra i membri della società. La coesione sociale contribuisce al benessere, poiché promuove relazioni positive e un clima di convivenza pacifica.
  3. Salute e benessere individuale: l’inclusione sociale ha un impatto diretto sulla salute e sul benessere individuale. Quando le persone sono socialmente escluse o svantaggiate, possono sperimentare stress, isolamento, discriminazione e difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari e alle risorse necessarie per il benessere fisico e mentale.
  4. Crescita economica: l’inclusione sociale può contribuire alla crescita economica sostenibile. Quando tutte le persone hanno accesso alle opportunità di istruzione, formazione e occupazione, si promuove la produttività, l’innovazione e lo sviluppo economico. Ciò a sua volta può migliorare il benessere generale della società 4.

È importante sottolineare che l’inclusione sociale non è solo un mezzo per raggiungere il benessere sociale, ma è anche un fine in sé. L’inclusione sociale è un valore intrinseco e un diritto umano fondamentale che contribuisce alla costruzione di società più giuste, armoniose e sostenibili, in cui ogni individuo può realizzare il proprio potenziale e vivere una vita dignitosa.

Il rapporto tra inclusione sociale e identità è molto rilevante e interconnesso. L’inclusione sociale implica il riconoscimento e l’accettazione di tutte le identità presenti in una società, mentre l’identità individuale e di gruppo può essere influenzata positivamente o negativamente dall’esperienza di inclusione o esclusione sociale.

Ecco alcune considerazioni sul rapporto tra inclusione sociale e identità:

  1. Affermazione dell’identità: l’inclusione sociale permette alle persone di esprimere e vivere liberamente la propria identità. Quando le persone sono incluse, possono essere autentiche nel manifestare la propria appartenenza a un gruppo, sia che si tratti di un’identità di genere, di razza, di orientamento sessuale, di religione o di qualsiasi altro aspetto della propria identità. L’inclusione sociale favorisce la valorizzazione e il rispetto delle diverse identità e riduce la pressione per conformarsi a norme sociali limitanti.
  2. Appartenenza e costruzione del senso di sé: l’inclusione sociale svolge un ruolo cruciale nella costruzione del senso di sé e nell’identità di un individuo. Quando una persona si sente accettata e inclusa nella società, ha maggiori opportunità per sviluppare un senso di appartenenza e per esplorare e definire la propria identità. Al contrario, l’esclusione sociale può causare un senso di alienazione, di marginalizzazione e di negazione dell’identità, con possibili effetti negativi sulla salute mentale e sul benessere individuale.
  3. Intersezionalità”: l’inclusione sociale riconosce e considera l’intersezionalità delle identità. Le persone possono avere identità multiple e complesse che si intersecano, come ad esempio genere, razza, classe sociale, disabilità, etnia, religione, orientamento sessuale, ecc. L’inclusione sociale richiede di considerare e rispettare tutte queste dimensioni identitarie, evitando l’oppressione e l’esclusione basata su uno o più aspetti dell’identità.
  4. Partecipazione e voce: l’inclusione sociale permette alle persone di partecipare pienamente alla vita sociale, politica ed economica della società 5. Quando le persone hanno voce e opportunità di partecipazione attiva, possono influenzare le dinamiche sociali e contribuire alla costruzione di un ambiente più inclusivo. Ciò contribuisce a rafforzare l’identità e l’autostima delle persone, poiché si sentono riconosciute e valorizzate per ciò che sono.

In sintesi, l’inclusione sociale e l’identità sono strettamente legate. L’inclusione sociale crea le condizioni per l’affermazione dell’identità individuale e di gruppo, favorisce un senso di appartenenza e costruzione del sé, considera l’intersezionalità delle identità e promuove la partecipazione attiva e la voce delle persone. L’inclusione sociale è essenziale per garantire che tutte le identità siano rispettate, valorizzate e abbiano spazio per esprimersi appieno.
L’inclusione sociale può favorire uno sviluppo sano dell’identità personale e consentire alle persone di esprimere e valorizzare la propria individualità. Allo stesso tempo, l’identità di una persona può influenzare la sua esperienza di inclusione sociale, con la possibilità di incontrare ostacoli o vantaggi in base alle caratteristiche dell’identità. Promuovere un’identità inclusiva e rispettosa della diversità è essenziale per costruire società in cui ogni individuo si senta accettato, valorizzato e incluso.

APPENDICE: QUADRO TEORICO

L’inclusione sociale è un concetto che si riferisce all’integrazione di tutti i membri di una società, indipendentemente dalle loro differenze o diversità. Si tratta di un processo che mira a garantire che ogni individuo possa partecipare appieno alla società, godendo degli stessi diritti, opportunità e accesso alle risorse.

L’inclusione sociale promuove l’accettazione e il rispetto delle differenze, come l’etnia, la religione, l’orientamento sessuale, il genere, l’età, la disabilità e lo status socio-economico. Essa si basa sul principio che ogni individuo ha il diritto di essere trattato con dignità e di avere le stesse possibilità di sviluppo e realizzazione personale.

Esistono diverse teorie e approcci alla inclusione sociale che sono stati sviluppati da ricercatori e studiosi nel campo delle scienze sociali. Ecco alcune delle principali teorie della inclusione sociale:

  1. Teoria del capitale sociale: Questa teoria, sviluppata da sociologi come Pierre Bourdieu e James Coleman, sostiene che la inclusione sociale dipenda dalla quantità e dalla qualità delle relazioni sociali di un individuo. Il capitale sociale si riferisce alle risorse sociali che una persona ha accesso attraverso le sue connessioni e reti sociali. Un alto livello di capitale sociale può facilitare l’inclusione sociale attraverso l’accesso a opportunità, risorse e supporto sociale.
  2. Teoria dell’empowerment: L’approccio dell’empowerment sottolinea l’importanza di fornire alle persone le risorse, le conoscenze e le abilità necessarie per assumere il controllo della propria vita e partecipare attivamente nella società. L’empowerment si concentra sulla promozione dell’autonomia, dell’autostima e della capacità decisionale delle persone, specialmente di coloro che sono svantaggiati o emarginati.
  3. Teoria della giustizia sociale: Questa teoria, sviluppata da filosofi come John Rawls, sostiene che la inclusione sociale richiede un equo accesso alle risorse, alle opportunità e ai beni sociali. La giustizia sociale implica l’eliminazione delle disuguaglianze e delle barriere che impediscono alle persone di partecipare pienamente alla vita sociale. Questo può richiedere la redistribuzione delle risorse e la promozione di politiche e programmi che garantiscano l’uguaglianza di opportunità.
  4. Teoria dell’intersezionalità: Questa teoria riconosce che le persone possono sperimentare diverse forme di oppressione e discriminazione a causa di molteplici fattori come la razza, il genere, la classe sociale, l’etnia, l’orientamento sessuale, la disabilità, ecc. L’approccio dell’intersezionalità sottolinea l’importanza di comprendere e affrontare le intersezioni di queste diverse identità e le loro implicazioni per l’inclusione sociale.
  5. Teoria delle abilità sociali: Questa teoria mette l’accento sulle competenze sociali e comunicative come fattore chiave per l’inclusione sociale. Le abilità sociali includono la capacità di comunicare in modo efficace, di interagire con gli altri, di risolvere i conflitti e di negoziare le relazioni sociali. Lo sviluppo di queste abilità può facilitare l’integrazione sociale e la partecipazione attiva nella comunità.

Queste teorie forniscono diversi approcci concettuali per comprendere e promuovere l’inclusione sociale. Spesso vengono utilizzate in combinazione per affrontare le sfide complesse e multidimensionali associate all’inclusione sociale.

Le teorie della inclusione sociale sono state sviluppate da diversi studiosi provenienti da vari campi delle scienze sociali. Ecco alcuni degli studiosi più influenti associati alle teorie della inclusione sociale menzionate in precedenza:

  1. Pierre Bourdieu: Sociologo francese noto per il suo lavoro sulla teoria del capitale sociale e sulle disuguaglianze sociali. La sua ricerca ha evidenziato come le risorse sociali e culturali influenzino l’inclusione sociale.
  2. James Coleman: Sociologo americano che ha contribuito alla teoria del capitale sociale. Il suo lavoro si è concentrato sulla relazione tra capitale sociale e sviluppo educativo.
  3. John Rawls: Filosofo politico statunitense autore di “A Theory of Justice”. La sua teoria della giustizia sociale sottolinea l’importanza dell’uguaglianza di opportunità per l’inclusione sociale.
  4. Kimberlé Crenshaw: Studiosa e avvocata americana che ha coniato il concetto di “intersezionalità”. La sua ricerca evidenzia come le esperienze di oppressione e discriminazione siano influenzate dall’interazione di diverse identità sociali.
  5. Paulo Freire: Pedagogista brasiliano noto per il suo lavoro sull’educazione liberatrice e sull’empowerment. La sua teoria dell’empowerment si concentra sulla trasformazione sociale attraverso l’educazione critica.
  6. Amartya Sen: Economista e filosofo indiano, Sen ha sviluppato il concetto di “sviluppo come libertà”, che collega l’inclusione sociale all’espansione delle libertà individuali e delle opportunità di scelta.
  7. Martha Nussbaum: Filosofa politica e teorica dell’etica, ha contribuito alla teoria dell’approccio delle “abilità sociali” come componente essenziale dell’inclusione sociale.
  8. Nancy Fraser: Filosofa politica e teorica sociale che ha sviluppato la teoria della giustizia sociale, concentrandosi sull’importanza di affrontare sia le disuguaglianze economiche che le disuguaglianze di genere e di riconoscimento sociale.

È importante notare che molte di queste teorie sono state sviluppate attraverso il contributo di numerosi studiosi e che ci sono anche altri ricercatori che hanno apportato importanti contributi nel campo dell’inclusione sociale. Questi nomi rappresentano solo alcuni degli studiosi più noti e influenti associati alle teorie della inclusione sociale.

La teoria delle capacitazioni di Amartya Sen è un approccio importante nello studio dello sviluppo umano e dell’inclusione sociale. Secondo Sen, l’obiettivo fondamentale dello sviluppo non dovrebbe essere solo il miglioramento del reddito o della ricchezza, ma la promozione delle libertà e delle capacità umane.

La teoria delle capacitazioni si basa sull’idea che le persone hanno bisogno di un insieme di capacità essenziali per condurre una vita piena e soddisfacente. Queste capacità includono, ad esempio, l’accesso all’istruzione di base, all’assistenza sanitaria, all’occupazione dignitosa, alla partecipazione politica, alla libertà di espressione e all’accesso alle risorse e alle opportunità.

Secondo Sen, la libertà individuale e le capacità di un individuo sono strettamente legate. Egli sostiene che le libertà politiche, sociali ed economiche sono fondamentali per permettere alle persone di sviluppare le loro capacità e di fare scelte che corrispondono ai loro obiettivi e alle loro preferenze personali. L’inclusione sociale, quindi, richiede l’eliminazione delle barriere che limitano la libertà delle persone di realizzare il loro potenziale.

Un aspetto centrale della teoria delle capacitazioni di Sen è il concetto di svantaggio sociale. Secondo Sen, l’attenzione dovrebbe essere posta sugli svantaggi che impediscono alle persone di godere di libertà e di sviluppare le loro capacità. Gli svantaggi possono essere causati da fattori come la povertà, la discriminazione, la mancanza di accesso alle risorse, la mancanza di servizi di base, l’esclusione sociale e altre forme di privazione.

Per promuovere l’inclusione sociale secondo la teoria delle capacitazioni, è necessario porre l’accento sulle politiche e sulle azioni che riducono gli svantaggi e che permettono alle persone di sviluppare le loro capacità. Ciò può includere la fornitura di servizi di base, l’accesso all’istruzione di qualità, la creazione di opportunità di lavoro dignitoso, l’eliminazione delle discriminazioni e l’assicurazione dell’uguaglianza di genere, tra molti altri aspetti.

In sintesi, la teoria delle capacitazioni di Amartya Sen sottolinea l’importanza di concentrarsi sulle libertà e sullo sviluppo delle capacità delle persone per promuovere l’inclusione sociale e il benessere umano. Mette in evidenza la necessità di andare oltre la mera misurazione economica del progresso e di considerare la diversità delle aspirazioni e delle condizioni umane nella costruzione di società più giuste e inclusive.
La teoria delle capacitazioni di Amartya Sen e l’approccio delle capacità di Martha Nussbaum condividono molti principi comuni e si basano su una visione simile dello sviluppo umano. Entrambe le teorie sottolineano l’importanza di concentrarsi sulle libertà e sullo sviluppo delle capacità delle persone per promuovere l’inclusione sociale e il benessere umano. Tuttavia, ci sono alcune differenze significative tra le due teorie.

Una delle differenze chiave riguarda il modo in cui le due teorie definiscono e affrontano le capacità. Per Sen, le capacità si riferiscono alla libertà di fare scelte in base alle proprie preferenze e obiettivi. Egli pone l’enfasi sulle libertà e sugli strumenti che consentono alle persone di sviluppare le proprie capacità. D’altro canto, Nussbaum sostiene che ci sono delle “capacità centrali” che sono fondamentali per una vita umana dignitosa e che dovrebbero essere universalmente garantite a tutte le persone. Le sue capacità centrali includono, ad esempio, la vita affettiva, la salute, il gioco, la ragione pratica e l’affiliazione sociale. Nussbaum propone un elenco di queste capacità centrali come base per valutare la qualità della vita e l’inclusione sociale.
Un’altra differenza riguarda l’approccio normativo delle due teorie. Sen si concentra principalmente sulla valutazione delle scelte e delle libertà, evitando di stabilire un elenco di capacità specifiche o di porre giudizi sulle scelte individuali. La sua teoria fornisce uno strumento concettuale per comprendere e valutare l’inclusione sociale e le politiche pubbliche, senza definire in modo rigido cosa sia il “buon vivere”. D’altro canto, Nussbaum propone un elenco di capacità centrali che, secondo lei, dovrebbero essere riconosciute come universali e che dovrebbero essere promosse attraverso politiche e leggi. Il suo approccio è più prescrittivo e cerca di definire uno standard di vita umana dignitosa.

Infine, c’è una differenza nel modo in cui le due teorie si relazionano alla giustizia sociale. Sen sottolinea l’importanza di affrontare gli svantaggi e le disuguaglianze sociali per promuovere l’inclusione e l’uguaglianza di opportunità. La sua teoria si concentra sulle libertà e sulle capacità come mezzi per raggiungere la giustizia sociale. Nussbaum, d’altra parte, sostiene che il riconoscimento e il rispetto delle capacità centrali di base sono fondamentali per la giustizia sociale e per il superamento delle disuguaglianze.
In sintesi, mentre entrambe le teorie delle capacitazioni di Sen e di Nussbaum condividono una visione centrata sulle libertà e sullo sviluppo delle capacità umane, differiscono nella definizione delle capacità, nell’approccio normativo e nella relazione con la giustizia sociale.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Goodhaart D (2017),“The Road to Somewhere”, Penguin, UK
Ricolfi L. (2022) “La Mutazione”, Rizzoli, Milano
Snowden, D. J. (2000) “Cynefin, a sense of time and place: An ecological approach to sense making and learning informal organizations”, Proceedings of KMAC
Weick, K. E., Sutcliffe, K. and Obstfeld, D. (2005) “Organizing and the process of sensemaking,” Browning & Boudès 39 Organizational Science, 16(4): 409-421.